Susanna Tartaro, per Fahrenheit, intervista Éric Chevillard
- Costanza Ciminelli
- 19 set
- Tempo di lettura: 1 min
Aggiornamento: 30 set
Dagli spazi e momenti di incontro di Pordenonelegge 2025, i lettori ricavano preziose occasioni di confronto e scoperta di autori e opere, come nel caso del francese Éric Chevillard, ospite speciale della manifestazione, noto in patria per l'originale estetica dell’incongruo che impegna il lettore in una ricerca del senso, tra dimensione ludica, black humour e decostruzione, e per questo avvicinato a Beckett e Calvino.
Con il romanzo Santo cielo, al quale si ispira l'originale lettura scenica a due voci (con Paolo Di Paolo) in esclusiva per Pordenonelegge, l'eccentrico autore definito "l'inclassificabile" prova a rispondere a domande esistenziali riformulate in chiave ironica e persino beffarda: a cosa somiglia il Regno dei cieli, sempre che ci sia? Troveremo lassù giustizia, pace, verità? O almeno un ufficio reclami al quale contestare una vita terrena deludente? Ricompense?
Ne parla a Fahrenheit in un'interessante e brillante intervista condotta da Susanna Tartaro, insieme al suo editore, traduttore e francesista italiano Gianmaria Finardi ("che" - annota Tartaro - "sembra uscito da uno dei suoi libri"):
(28'-43')
Chevillard, autore di oltre venti romanzi presso le leggendarie Éditions de Minuit, diventate grandi col Nouveau Roman, è tradotto in dodici lingue, dalla Cina agli Stati Uniti al Messico. Ora finalmente anche in Italia, grazie al mirabile lavoro di scoperta e curatela editoriale condotto dalla casa editrice Prehistorica, cultrice della tradizione letteraria d'Oltralpe, che gli ha dedicato un’intera collana (delle quattro), la Chevillardiana, inaugurata da un testo precedente di Éric Chevillard, Palafox.
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