Roberto Rosano, per L'Osservatore romano, su August Strindberg
- Costanza Ciminelli
- 20 set
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Se è difficile definire Strindberg per il suo profilo eclettico e disallineato, "sempre sull'orlo dell'abisso", altrettanto complesso risulta categorizzare il suo capolavoro, i Libri blu - al confine tra zibaldone dei pensieri, pamphlet, manuale eretico di teologia e scienza, mosaico di frammenti, testamento spirituale.
L'opera, "enigmatica e potente", si colloca nella scia polemista del precedente Bandiere nere (1904), con il proposito lucido e sofferto di smascherare l’idolatria della cultura del tempo, denunciare l’illusione scientista e le fallacie di una modernità fragile e smarrita.
Curata dal professor Franco Perrelli, noto accademico, premiato saggista, Premio Strindberg 2014, l'edizione "sintetica" di Carbonio Editore completa l'ampio, pregevole lavoro di riscoperta del maestro svedese, dopo Solo (2021), La festa del coronamento (2022), e Il capro espiatorio (2023).
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