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Michela Marzano, per Robinson, su Marie NDiaye

  • Immagine del redattore: Costanza Ciminelli
    Costanza Ciminelli
  • 23 mar
  • Tempo di lettura: 1 min

Aggiornamento: 1 apr


Di madre francese e padre senegalese (assente), Marie NDiaye, classe 1967, vive nella banlieue parigina e scrittrice precocissima pubblica il suo primo romanzo a soli diciassette anni. Studia poi linguistica alla Sorbona e poco più che trentenne vince il Premio Femina che spiana la strada al Goncourt, che la consacra definitivamente nel 2009, con il romanzo Trois femmes puissantes, in cui tratteggia i destini sospesi fra Europa e Africa di tre donne capaci di reagire alle avversità della vita migrante.


A partire da una citazione che illumina il carattere ereditario del potere magico - tramandato di madre in figlia - Marzano, chiarisce la struttura de La strega, testo costruito attorno alla voce narrante di Lucie, una sorta di maga in disarmo, dato che "i suoi poteri magici sono talmente deboli da risultare ridicoli".

Parrebbe un fantasy, o forse una fiaba, ma questo romanzo francese, grande successo in patria negli anni Novanta, è molto di più, se conosciamo la protagonista attraverso le sua fragilità, legate anche ai diversi abbandoni subiti, ai conflitti, e alle relazioni che l'autrice è maestra nel tratteggiare.

Il realismo magico, l'atmosfera impregnata di soprannaturale valorizzano il senso più profondo dell'opera: "la magia, per le donne che la sanno utilizzare, non è mai una ricchezza. Anzi. Una condanna a una diversità che isola, un peso che non garantisce alcun riscatto".

Pubblicato in Italia da Prehistorica, con la traduzione di Antonella Conti.


Recensione integrale:




Maggiori informazioni sul testo e sull'autore:


 
 
 

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