Michela Marzano, per Robinson, su Julia Deck
- Costanza Ciminelli
- 28 giu
- Tempo di lettura: 1 min
Il taglio di questa ampia pagina critica è socio-psicopatologico, e la chiave di lettura sta tutta nella chiusura: "Nessuna siepe, per quanto alta, può davvero tenerci al riparo da noi stessi".
Il trasferimento di Eva e Charles in una banlieu teoricamente sostenibile risulta fallimentare perché mostra la distanza incolmabile tra individui e comunità regolati dalla brutalità, dalla paura, dal bisogno di sopraffazione, "come se la convivenza - civile, quotidiana - fosse ormai una forma di guerra fredda, fatta di sospetti, piccole vendette, risentimenti sommersi."
Interessante e acuta l'osservazione di Marzano sulla gestione della materia noir: "il romanzo è costruito come un'inchiesta senza colpevoli certi, ma disseminata di colpe. La prosa è secca, precisa, chirurgica."
Edito da Prehistorica Editore, per la collana Ombre Lunghe, con l'ottima traduzione di Lorenza Di Lella e Francesca Scala.
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