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Manlio Marinelli, per L'Indice dei Libri del mese, su August Strindberg

  • Immagine del redattore: Costanza Ciminelli
    Costanza Ciminelli
  • 1 ott
  • Tempo di lettura: 1 min

Aggiornamento: 21 ott


Se ogni riduzione, specie di un'opera-testamento monumentale, è per definizione arbitraria e rischia la frammentarietà, nel caso del trattamento italiano dei Libri Blu di Strindberg, "la paziente cura e traduzione del nostro migliore scandinavista, Franco Perrelli" restituisce pienamente il taglio magmatico dell'opera originale che, composta tra il 1907 e il 1912, rappresentava per il drammaturgo svedese "il cimento conclusivo, definitivo, riassuntivo della sua esistenza".


Riflessioni, apologhi, dialoghi e parabole creano un unicum contraddittorio fin dal profilo di genere, che si avvicina più a un anticartesiano "discorso contro il metodo" che a una summa sistematica. La vertigine che inevitabilmente accompagna la lettura non si deve solo alla struttura miscellanea, ma anche al "sentire contraddittorio di un autore che propone un'invettiva erudita e follemente onnicomprensiva", lungo un percorso ideologico da sempre erratico e complesso.


L'opera esistenzialista, conflittuale e tragica di un grande genio del teatro.

Curata dal professor Franco Perrelli, noto accademico, premiato saggista, Premio Strindberg 2014, l'edizione "sintetica" di Carbonio Editore completa l'ampio, pregevole lavoro di riscoperta del maestro svedese, dopo Solo (2021), La festa del coronamento (2022), e Il capro espiatorio (2023).


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