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Eugenio Giannetta, per Agorà, intervista Éric Chevillard

  • Immagine del redattore: Costanza Ciminelli
    Costanza Ciminelli
  • 21 set
  • Tempo di lettura: 1 min

Aggiornamento: 30 set


Inviato a Pordenonelegge 2025 per l'inserto culturale di Avvenire, Eugenio Giannetta coglie l'occasione della lettura scenica di Éric Chevillard, per intervistare il famoso maestro francese del pastiche ludico-filosofico, ora pubblicato in Italia da Prehistorica Editore.


Protagonista del suo bizzarro Santo cielo è Albert, modesto uomo qualunque che non a caso fa Moindre di cognome che, morto in un assurdo incidente stradale, si ritrova in un aldilà kafkiano, rivisitato in chiave ironica: l’Ufficio Delucidazioni e quello Ricompense, l’Assistenza Reclami e l'Osservatorio dall'alto dei Cieli...


A proposito del suo profilo di autore "inclassificabile", ammette di esserne compiaciuto, perché «ogni scrittore sogna di inventare un proprio universo», e nel contempo riconosce l'influenza di grandi maestri, dai quali è difficile emanciparsi: Lautréamont, Beckett, Michaux, e sicuramente Italo Calvino. "Il Barone rampante", annota, "è stato per me un libro fondamentale".


Nato nel 1964 a La Roche-sur-Yon, autore di oltre venti romanzi, e tradotto praticamente in tutto il mondo, Chevillard è oggi finalmente anche in Italia, grazie al pregevole lavoro di Prehistorica editore, realtà editoriale nata per riscoprire e promuovere la cultura letteraria francese, attraverso quattro collane specializzate, una delle quali, la Chevillardiana appunto ispirata all'opera del dedicatario Éric Chevillard.


Recensione e intervista integrale:


Maggiori informazioni sul testo e sull'autore:


 
 
 

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