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Alfredo Imbellone, per Rocca, su August Strindberg

  • Immagine del redattore: Costanza Ciminelli
    Costanza Ciminelli
  • 7 nov
  • Tempo di lettura: 1 min

Per la rivista della Pro Civitate Christiana di Assisi, il critico introduce il cimento conclusivo del drammaturgo svedese con una sintesi perfetta per accuratezza e giudizi di valore: "uno dei testi più enigmatici e potenti del grande autore svedese, un'opera (...) che rappresenta, a tutti gli effetti, il suo testamento spirituale e intellettuale. Non un libro lineare, ma un vasto zibaldone, una costellazione di oltre 650 frammenti che abbracciano più discipline – dalla filosofia alla matematica, dalla religione alla botanica, dall’astronomia all’occultismo – e che restituiscono il ritratto di un uomo e di un’epoca attraversati da crisi, tensioni, scoperte e rotture."


La curatela e la traduzione sono di Franco Perrelli, uno dei massimi studiosi di Strindberg che ne ha già tradotto diverse opere e che "firma una selezione di grande intelligenza critica: circa un terzo dell’intero corpus, privilegiando i brani di maggior densità letteraria e filosofica e offrendo al lettore italiano un testo di limpida scorrevolezza, accompagnato da un’introduzione che ne ricostruisce il contesto culturale, le fonti, le ossessioni, le ferite".


Questa edizione "sintetica" di Carbonio Editore completa l'ampio, pregevole lavoro di riscoperta del maestro svedese, dopo Solo (2021), La festa del coronamento (2022), e Il capro espiatorio (2023).


Recensione integrale:


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