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Immagine del redattoreCostanza Ciminelli

Massimo Raffaeli, per Alias, il Manifesto, su Giovanni Arpino

Più che una recensione, un magnifico saggio per ampiezza e profondità di scavo, che tributa tutti gli onori a un romanzo, di cui ripercorre la vicenda editoriale e a un autore colpevolmente dimenticati, in parte per la bibliografia sovraffollata, in parte per una ricezione critica intermittente e spesso reticente.

Con qualche bella eccezione come Rolando Damiani che ne ha curato il «Meridiano» Mondadori, e Bruno Quaranta che dell'autore ha ripercorso la biografia (Stile Arpino: una vita torinese, SEI 1989) e che oggi firma la puntuale nota introduttiva dell'elegante riedizione di Cliquot di Un'anima persa.


Una pagina critica ricca di notazioni letterarie, editoriali, testuali, stilistiche per riavvicinare con la necessaria curiosità intellettuale un romanzo di formazione sui generis: romanzo di rifrazione, di riflessione psicologica, severa implacabile scuola di vita, in un ambiente torbido e crudele.

"Una formazione «che approda, novecentisticamente, all’impossibilità e all’inutilità di qualunque formazione» (cit. Valter Boggione). Quando Giovanni Arpino si autodefiniva in pubblico un anarchico-conservatore, forse pensava a tale scacco inderogabile, a una simile tara del vivere per cui ci si ribella, ci si sottrae ai meccanismi della società, magari essendo perfettamente consapevoli della dinamica e dei fattori in gioco, eppure si resta bloccati, interdetti, chiusi come mosche sotto vetro in ciò che l’amato Montale aveva detto un delirio di immobilità."


Interessante recuperare anche il film di Dino Risi con Vittorio Gassman e Catherine Deneuve, benché inspiegabilmente ambientato a Venezia.


Cliquot Edizioni, prefazione di Bruno Quaranta.





Ulteriori informazioni:

Cliquot Edizioni:



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