Tra i repêchage di alta statura letteraria ai quali ci ha abituato Carbonio, instancabile scopritore di tesori, questo autunno ne troviamo uno firmato dal genio francese del racconto, Guy de Maupassant, inquieto, talentuoso, libertino, già protégé di Gustave Flaubert, scomparso prematuramente nel 1893, a soli quarantatré anni.
La brillante recensione di Abbiati introduce L'eredità a partire dalla grande e giustificata attenzione per l'autore da parte del mondo editoriale italiano, che ne ha riproposto di recente alcuni tra i testi di maggior pregio.
La novella, ambientata nella Parigi della Belle Époque, vede i personaggi muoversi in una sordida macchinazione orchestrata per interesse. L'autore, sulla scorta del maestro "dei costumi di provincia", alternando farsa e tragedia, offre un memorabile spaccato di una società piccolo-borghese meschina, pavida e arrivista.
Uscita nel 1884, prima sul mensile illustrato “La Vie Militaire” e poi all’interno della raccolta di racconti Miss Harriet, la novella L’eredità amplia lo spunto narrativo del racconto breve Un milione, pubblicato nel 1882 sul quotidiano “Gil Blas”.
Questa nuova edizione a cura di Carbonio ripropone entrambi i testi, con l'impeccabile traduzione di Bruno Nacci, permettendo al lettore di osservare il processo creativo dell'autore attraverso il raffronto tra le due versioni.
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