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Mattia Mantovani, per La Provincia (Stendhal), su August Strindberg

  • Immagine del redattore: Costanza Ciminelli
    Costanza Ciminelli
  • 19 apr
  • Tempo di lettura: 1 min

Nato a Stoccolma nel 1849 e morto nella capitale svedese nel 1912, individuo profondamente scisso e lacerato, ma proprio per questo attualissimo con l’intuizione dei rapporti umani come “vivisezioni” e dell’esistenza come “lotta di cervelli”, August Strindberg è una delle grandi icone della cultura moderna.

Molto più che una recensione, la pagina di Mantovani offre un saggio di critica letteraria, che prende l'avvio dal profilo canonizzato del drammaturgo svedese, per illuminarne il magistero letterario attraverso un'analisi puntuale e approfondita della sua opera meno conosciuta.

"I Libri blu sono un’opera strana e solo apparentemente indecifrabile, autobiografia indiretta come lo “Zibaldone” di Leopardi".


Un’ampia scelta dei Libri blu, nella traduzione di Franco Perrelli, è oggi pubblicata da Carbonio Editore nella collana Origine, che di Strindberg ha già accolto negli anni scorsi la cosiddetta “trilogia della solitudine” - “Solo”, “La festa del coronamento” e “Il capro espiatorio”, sempre a cura di Perrelli.


Recensione integrale:


Ulteriori informazioni:















 
 
 

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